video della PERFORMANCE
a cura di Claudio Molinari
a cura di Claudio Molinari
gli appunti in blog si leggono con il metodo della biografia all'americana, dalla data più recente a risalire fino al primo appunto da cui nasce il progetto
appunti di un work in progress
L’Abito di BIT
Abito il mio abito imbastito
in foto e scritti
mi spendo senza corpo in
Rete per tratteggiarmi idea.
Piantumo in link i miei chiodi fissi che galleggiano in un tempo senza luogo e data
E tutto è in App e nuvole senza fumetti.
A tratti astratta dimentico
i codici d’accesso per incontrarti reale e non so più la password
per attaccar bottone e sorriderti. Provo lo smile mentre mi slaccio ogni formato tattile.
Passo on line e m’incasello in bit.
Uomo, donna, altro.
Magro, grasso, altro.
Alto, basso, altro.
Povero, ricco, altro.
Indigeno, importato, altro.
Mi registro in cloud con volto nudo
e mi vesto di nuove misure,
per dirti chi sono nello
specchio della sfera di cristalli liquidi appianati in monitor.
Sbircio chi sei,
chi ti dici di essere,
chi ti credi di essere,
chi vogliono che io creda
che tu sia,
chi penso di credere di
vedere che i bit che abiti siano per te, cucendo un vestito di
sguardi con lo scroll con cui
illustri eventi e ti incoroni divo sul palco senza tende.
Re a rate in rete senza
abiti e ruote.
Vestito in diretta, di
trasparenze, passioni, amici, libri, sport.
Ogni casella ti ricuce in
forma quasi 3D al mio tatto in tasti.
Ti seguo passo passo 1011011110010001111100000111110101100100001111
senza intasare la città di
spostamenti, cercar parcheggio, comprarti una bottiglia contro il solito
ghiaccio che si forma nelle distanze e offusca il dove sei, anche se ti ho di
fronte.
On line è più… ma anche meno…
Ma è quello che è questo
ora, che ho schegge di tempo senza costanti libertà di divagare,
con una felpa buttata sulle spalle a celare le ali che vorrei, per
capire l’altro senza le bucce dei rituali. Accendo la webcam e ti lascio entrare.
Una chitarra nell’angolo
dice cose, mentre ti parlo senza nemmeno essermi vestito.
Non abito abiti, nel nuoto
fuori pista della Rete, cercando input e neve fresca, cercando incontri a specchio, perché
il vicino è uno scarico rito quando suona per l’aneddotico zucchero a pretesto.
Tocca vestirsi, aprire, riassettarsi.
Esserci.
Entro dal monitor e allungo
senza fiatone il passo in link, con la mise dell’anima in pensieri leggeri, giusto quel velo di stanchezza agli occhi e le ciabatte ai piedi.
Un click e un altro e un altro, e slaccio tutti i bottoni del guardaroba
inamidato di convenevoli, e mi
rifaccio un guarda roba in bit,
nuovo ad ogni like, tessendomi a misura di scroll in scroll, forme e pensieri, corazze e nudità.
Raccolgo input sparsi lungo il filo
dipanato da altri e resetto chi non mi garba, pestando pareri avversi a piedi nudi senza dover chiedere scusa
o temere di sgualcirmi la giacca in un cazzotto d’impulsi.
Navigo a vista o cerco, con
la pedanteria di uno studioso in caccia, quel tassello che non è mai l’ultimo,
come le dune e i monti.
Ancora un click, quasi una droga.
Il surf del selfie, dichiarazione di esistenza in vita, un riquadro d’effige luminosa, uno
smile per presenziare il bordo di
un monitor a pozzo dissetante.
Non credo di poter mancare
un centro che non c’è.
Messo a nudo, fluido, mi
tuffo.
Così vasto mi basto, e corro
dietro all’ultima news ancora da
accertare.
Nella mia sola pelle di
pensieri, navigo e mi tratteggio a piacere, mentre smonto d’abito mentale dal
sito dell’azienda e indosso i panni da chat distratte o dialogo marcando a vista il cugino
d’Argentina, senza inquadrarmi oltre la spalla da cui sfugge villana la coperta
di Linus, messa alle corde dalla mia stessa vita.
La vastità di input sommerge il tempo e mi riveste in pixel senza misure da sarto.
Sono nuda sinapsi transgender
affacciata ad un cortile senza muri, mentre ne crescono sempre più
solidi in 3D reale, a cieca corazza che cancella l’empatia e l’affetto di un
vestito stropicciato in due.
Raffaella Formenti per TAM TAM - 2014
connessi di parole tracimanti a corpo mummificato
primo laboratorio/performance
Cecina 2003
ultimo workshop con gli studenti della Simpacoln University di Bangkok
ON LINE - 2011 - Performance in Bangkok
ESSERCI IN BIT
abituarsi ad abitare abiti di bit
abito adibito ai bit che abilita un nuovo habitat
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